giovedì 5 maggio 2011

Quando la mediazione è affidata al buon senso

Il valore della mediazione familiare come strumento di gestione del conflitto è l’argomento del seminario «la mediazione familiare e il conflitto: verso la cultura del buon senso», promosso e organizzato dall’Associazione Ohana e in programma venerdì, alle 14, a Villa Zerbino di Genova.
In un momento di grande fermento, dovuto alla recente entrata in vigore del dlgs 28/2010 in tema di mediazione civile e commerciale, è interessante capire cosa cambia (se cambia qualche cosa) anche per la mediazione familiare, già attiva in Italia da qualche anno.

A mio parere per la mediazione civile e commerciale, in termini di rapporti tra professionisti, corsi di formazione per i mediatori e di procedura ci sarebbe molto da imparare dalla mediazione familiare.

«L’auspicio dell’Associazione Ohana che ha sede a Genova ed è presente anche in Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna - sottolinea in particolare Anna Maria Calcagno - è quello di diffondere la cultura della mediazione familiare, che è un intervento professionale rivolto alle coppie e finalizzato a riorganizzare le relazioni familiari in presenza di una volontà di separazione e/o di divorzio. Inoltre, l’intento è anche quello di realizzare una sinergica collaborazione tra professionisti, pur nel rispetto dei differenti compiti e ruoli: sebbene la mediazione si svolga in un contesto protetto completamente avulso dal contesto giudiziario - aggiunge la presidente di Ohana - occorre ricordare che il testo dell’accordo finale raggiunto in mediazione dovrà essere formalizzato dall’avvocato della coppia, esterno al percorso di mediazione, per essere trasfuso nel ricorso per separazione consensuale, che verrà omologato dal tribunale».

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