lunedì 2 gennaio 2012

Come la mediazione risolve i problemi e i conflitti

Quando si è sopraffatti da un problema, ci si sente impotenti e bloccati, incapaci di trovare una soluzione e una via di uscita.
Occorre quindi provare un approccio diverso o con l'aiuto di un amico o con il supporto di un terzo, come il mediatore che, anche senza conoscere a fondo l'aspetto legale del problema, sappia aiutare ascoltando ciò che gli viene raccontato e sappia ri-esprimerlo in  modo da "sdrammatizzare" gli eventi.
Il risultato di un intervento di questo tipo si traduce nella comprensione che:
  • Il problema è definito dagli obiettivi e dagli ostacoli per il loro raggiungimento
  • Il disagio è la conseguenza emotiva del problema o del conflitto
Nell'indagine che il mediatore svolge durante un incontro di conciliazione, viene fatto proprio questo lavoro:
  • distanziare i fatti accaduti in modo da rileggerli in modo più neutrale
  • distinguere i problemi dalle persone
  • attraverso la parafrasi raccontare gli accadimenti eliminando i caratteri emotivi negativi
  • ridefinire gli obiettivi in modo che siano realizzabili e possibili, ma soprattutto positivi. Positivi come spontaneamente il futuro è immaginato positivo. 
  • trovare dei criteri oggettivi con cui sia possibile valutare se gli obiettivi sono in fase di raggiungimento o meno
Solo in questo modo  è possibile fare un passo avanti verso il recupero di un atteggiamento mentale cooperativo.

Il mediatore deve avere una capacità personale molto spiccata di attenzione e ascolto attivo, ma deve anche essere supportato da una formazione continua, che gli consenta di apprendere sempre meglio le dinamiche relazionali tra parti in conflitto, per comprendere come sia possibile riattivare la comunicazione anche in presenza di contrasti apparentemente insanabili

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